I mitili vengono allevati in vivai di ampiezza variabile tra i cinquecento e i 1500 metri quadrati, costituiti da pali in ferro zincato piantati sul fondale o da galleggianti collegati tra loro da corde di nylon, tese sotto il livello del moto ondoso, a cui sono annodati i cosiddetti “pergolati” o “reste” su cui crescono i mitili.
Le reste sono a loro volta formate da reti di plastica a calza tubolare in numero di due, poste una dentro l’altra, all’interno delle quali vengono posti i singoli mitili. Le reti hanno maglie più o meno grosse a seconda della misura della cozza o mitile (o più comunemente detto “muscolo” nella provincia spezzina).
Vengono scelte zone marine con morfologia e condizioni ambientali favorevoli: la mancanza di mareggiate, la profondità dei fondali e le correnti sotterranee di acque dolci creano i presupposti ottimali per la crescita e lo sviluppo dei mitili. Nel periodo estivo gli allevatori provvedono alla raccolta, alla sgranatura, al lavaggio e alla scelta, mentre in quello invernale adempiono alla manutenzione vera e propria del vivaio, disfano le reste, sostituiscono i vivai guasti.
Nel periodo estivo gli allevatori provvedono alla raccolta, alla sgranatura, al lavaggio e alla scelta, mentre in quello invernale adempiono alla manutenzione vera e propria del vivaio, disfano le reste, sostituiscono i vivai guasti, approffittando del calo di peso, rivedono il reticolo e controllano i pali o i galleggianti.
Il palo di ferro dura 6-7 anni, mentre la rete, che non si rovina, viene sostituita periodicamente per ragioni igieniche poichè il mitile si infila tra le maglie e si fissa, attaccandosi con il “bisso”, alle pareti esterne della resta. Almeno una volta l’anno, quindi, si rende necessario rinnovare la resta, ridistribuendo anche il materiale che tende a convergere al centro.
I retini utilizzati per la mitilicoltura sono per lo più realizzati in polipropilene, una plastica molto resistente, vengono dispersi in mare, per incuria o per effetto di mareggiate, e si accumulano sui fondali mettendo a rischio non solo la sopravvivenza dell’ecosistema marino, ma anche la salute dei cittadini.
Rifiuti che si accumulano anche sulle spiagge: circa il 14% di tutti i rifiuti spiaggiati è legato, in generale, ai settori pesca e acquacoltura e di questo la stragrande maggioranza è costituito da “calze” da coltivazione di mitili (77%).
Occorre, quindi, promuovere una migliore gestione di queste reti per la mitilicoltura, con raccolta, riciclo e uso di nuovi materiali, con la cooperazione tra associazioni, enti di ricerca e stakeholder economici e produttivi.